Spagna: il seminario dell’IRAP mette in discussione il modello repressivo

20 Novembre 2025

Elizabeth Erhardt

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Il seminario ospitato dall’Istituto per le Politiche Razionali sulle Dipendenze (IRAP) il 7 novembre 2025 a Bruxelles, intitolato “Rischi per la salute derivanti dal consumo di tabacco e sfide del mercato illecito nell’UE”, ha presentato una critica diretta alle politiche repressive in materia di droghe e ha esplorato alternative basate sulla riduzione del danno e su una regolamentazione pragmatica. Per la comunità della cannabis, l’evento ha offerto argomentazioni strutturate e dati concreti sul perché il proibizionismo fallisca come strumento di politica pubblica, con implicazioni dirette per gli attuali dibattiti su CBD, sigarette elettroniche e future normative in Spagna.

Quando l’astinenza non è l’unica soluzione

Jindřích Vobořil, ex coordinatore nazionale antidroga per la Repubblica Ceca e direttore dell’IRAP, ha presentato la tesi centrale: le politiche di astinenza sono un’opzione, non l’unica. La sua argomentazione si basava su prove internazionali che dimostravano che i consumatori di sostanze ricercano effetti specifici che possono essere ottenuti in diversi modi. Quando la legge proibisce una via tradizionale o meno dannosa, i consumatori non scompaiono; migrano verso alternative spesso più pericolose.

Vobořil ha criticato direttamente le incongruenze fiscali e normative. Mentre i governi tassano pesantemente il tabacco combustibile, consentono l’uso illimitato di prodotti farmaceutici a base di nicotina (cerotti, gomme da masticare). Questa contraddizione rivela che la logica di fondo non è quella della salute pubblica, ma piuttosto quella del controllo arbitrario. Non ha senso consentire la nicotina farmaceutica liberamente pubblicizzata ma vietare sostituti a basso rischio come lo svapo o i prodotti a base di tabacco vegetale.

La Spagna e il mercato illecito del tabacco: la prospettiva del Parlamento europeo

Ondrej Kolar, membro del Parlamento europeo, ha presentato dati sull’entità del commercio illecito di tabacco nell’Unione Europea. Durante la sua presentazione al seminario, ha sottolineato che la Spagna consuma una percentuale significativamente più alta di sigarette illegali rispetto agli altri Stati membri dell’UE.

Kolar ha sottolineato che i membri del Parlamento europeo non sono consapevoli della reale portata del commercio illecito e delle sue implicazioni per le politiche fiscali e normative. Questa mancanza di consapevolezza rappresenta un ostacolo significativo allo sviluppo di risposte legislative efficaci a livello europeo.

Afghanistan: quando il divieto crea ciò che intende impedire

Marisa, relatrice con esperienza in Afghanistan, ha presentato un caso di studio devastante sulle conseguenze impreviste del proibizionismo. Dopo la presa del potere da parte dei Talebani, è stato imposto il divieto di coltivazione del papavero. Inizialmente la misura è sembrata efficace: la coltivazione è diminuita.

Tuttavia, la realtà economica prevale. L’Afghanistan dipende dall’oppio per il suo sostentamento. Di conseguenza, la coltivazione ha iniziato a riprendersi lentamente, ma, cosa ancora più preoccupante, la produzione di metanfetamina (derivata dalla pianta dell’efedrina) è cresciuta esponenzialmente. I Talebani sono passati dal consentire una coltura con secoli di tradizione medicinale all’ascesa di una droga sintetica, prodotta in laboratorio, con rischi sconosciuti.

Questo esempio illustra una scomoda verità: il proibizionismo non elimina la domanda; la sposta verso opzioni più pericolose. I consumatori afghani non hanno smesso di cercare droghe; hanno cercato alternative che aggirassero il proibizionismo.

Il proibizionismo come controllo sociale: la prospettiva di Axel Klein

L’esperto Axel Klein ha offerto un’analisi politica che sfida la narrazione ufficiale. La sua argomentazione: il proibizionismo è diventato un modello di governance, utilizzato in particolare per controllare gruppi specifici (poveri, immigrati, minoranze) attraverso la criminalizzazione.

Klein ha sostenuto che il proibizionismo non è una vera e propria campagna di salute pubblica, ma piuttosto uno strumento di controllo sociale mascherato da moralità. Le decisioni sulle sostanze vengono prese “per noi e non con noi” in consessi internazionali inaccessibili alla partecipazione democratica.

Le prove dimostrano che il proibizionismo ha generato più costi sociali che benefici, ha violato le libertà fondamentali e ha arricchito le organizzazioni criminali.

La nuova legge spagnola antifumo

Durante l’evento, l’avvocato esperto in cannabis Gabriela Sierra ha messo in discussione recenti decisioni legislative, in particolare la nuova legge spagnola antitabacco del 2025, che propone di equiparare il tabacco tradizionale, le sigarette elettroniche, le pastiglie alla nicotina, i prodotti a base di erbe e i derivati ​​del CBD allo stesso regime restrittivo.

Questa equazione è priva di fondamento scientifico. Il CBD ha un tasso di dipendenza prossimo allo zero, non provoca intossicazione ed è riconosciuto da organizzazioni internazionali come l’OMS per il suo potenziale terapeutico. Il tabacco uccide milioni di persone ogni anno. Equipararli legalmente alle stesse restrizioni è un “esercizio di greenwashing istituzionale”: la salute pubblica viene invocata per giustificare restrizioni che rispondono a interessi politici o alla pressione delle lobby aziendali.

Se lo Stato riconosce che le sigarette elettroniche riducono i danni rispetto al tabacco combustibile, perché vengono limitate allo stesso modo? Se il CBD non crea dipendenza, perché applicare le stesse tasse del tabacco? La risposta, secondo Klein e altri, non si basa sulla logica della salute pubblica, ma su un’ideologia repressiva.

Implicazioni per la cannabis e il CBD in Spagna

Per la comunità della cannabis e il settore del CBD, il seminario IRAP offre argomentazioni strutturate e dati concreti che dimostrano come le nuove restrizioni legislative non siano inevitabili; si tratta di politiche che possono essere modificate. Il cambiamento richiede una mobilitazione coordinata a livello europeo e una partecipazione informata agli spazi decisionali.