Paul Thomas Anderson porta al cinema le “Cannabis Nuns” nel nuovo film con DiCaprio

15 Novembre 2025

Hernán Panessi

https://elplanteo.com/sisters-of-the-valley-paul-thomas-anderson/

Quando il celebre regista americano Paul Thomas Anderson e la sua produttrice argentina Florencia Martin visitarono la fattoria delle Sisters of the Valley nella Central Valley in California, rimasero sbalorditi. Stavano esplorando location e cercando ispirazione per il loro nuovo film, e quella fattoria, quella vegetazione lussureggiante, quei paesaggi sconfinati, quelle montagne lontane – tutto quel fascino senza tempo – si era impresso nei loro ricordi.

“Il legame era molto naturale”, ammette prontamente Suor Karina, in mezzo al clamore che circondava il film One Battle After Another, quel gioiello poliziesco drammatico con Leonardo DiCaprio che sta attualmente dominando le sale.

Chi sono le Sisters of the Valley? Essenzialmente, una comunità internazionale di donne – e alleate – unite da uno scopo comune: difendere la sovranità femminile, onorare la spiritualità e proteggere la pianta di cannabis come medicina sacra. Affermano che non si tratta di un ordine religioso tradizionale, ma di un movimento spirituale indipendente con una propria discendenza che, a loro dire, “precede le strutture religiose convenzionali”.

La PTA conosceva già il lavoro delle Suore della Valle e ne rispettava l’impatto culturale. Tuttavia, sia Anderson che le Suore della Valle sapevano che la fattoria non era adatta alle riprese di una produzione del genere, ma continuarono a dialogare e a mantenere i contatti. C’era “qualcosa” che lo attraeva verso le Suore…

Infine, sono state invitate a partecipare alle riprese, a portare i loro elementi rituali e a far parte del cast che appare nelle scene girate al Parco Storico Statale della Missione La Purísima, nella Contea di Santa Barbara.

“È un sito storico con architettura coloniale e ampi spazi verdi, che ci hanno permesso di creare un set cinematografico su larga scala senza perdere quella sensazione terrena e spirituale che caratterizza i nostri spazi. Sebbene siano luoghi diversi, condividono un’energia simile”, spiega Suor Karina, responsabile della comunicazione strategica, della direzione creativa, dell’espansione del marchio e della visione culturale delle Suore della Valle.

“Fin dall’inizio, c’è stato un dialogo di ammirazione e rispetto per il nostro lavoro e per una cultura viva che si è sviluppata nei dieci anni dalla nostra fondazione. E questo ora si riflette, seppur in forma di finzione, sul grande schermo”, afferma con orgoglio Suor Karina a proposito del suo contributo al film campione d’incassi. Infatti, la presenza delle “Sorelle del Castoro Coraggioso”, che sono centrali nella trama del film, è direttamente ispirata alle Sorelle della Valle. “Eravamo fisicamente sul set, recitavamo e diventavamo parte dell’atmosfera vibrante che circondava la storia.”

In questo senso, il team artistico e di produzione è stato estremamente attento e meticoloso nella costruzione dello spazio. “Molti dettagli e scene che non sono stati inclusi nel montaggio finale non sono direttamente visibili sullo schermo, ma sono palpabili in un mondo costruito con tale cura dei dettagli, tanto che ci siamo sentiti come in un ambiente familiare. Il modo in cui gli elementi sono stati disposti ha contribuito a evocare la stessa energia che esiste nella nostra fattoria, amplificata solo per il film”, riconosce Suor Karina.

In “One Battle After Another”, una favola in cui un rivoluzionario caduto vive in uno stato di paranoia e deve affrontare la sua nemesi mentre cerca la figlia scomparsa, la cannabis emerge non solo come elemento visivo, ma si erge come una presenza viva. Qui, la natura ribelle e l’attivismo iniziano ad abbattere le barriere.

È qui, quindi, che le Sorelle della Valle si sentono veramente a casa. “Ciò che apprezziamo di più è il modo in cui Paul Thomas Anderson inserisce la presenza della cannabis nel film in modo organico. Non come un espediente, ma con la stessa riverenza con cui ci relazioniamo ad essa, come parte di un ecosistema e di una comunità viventi”, sottolinea l’attivista.

Naturalmente, per le Sorelle della Valle, spiritualità e pianta sono profondamente intrecciate. Il loro utilizzo – che include unguenti, gocce e capsule – è “un’offerta di connessione, guarigione e radicamento”. Affermano con fermezza: “È una pianta sacra che ha accompagnato l’umanità per secoli come strumento di connessione, guarigione ed espansione della coscienza”.

Ogni fase, dal seme al raccolto, è permeata dalle loro preghiere, dai loro canti e dalle loro intenzioni di guarigione. La riverenza con cui coltivano e preparano la loro medicina non è un gesto simbolico: è un impegno profondo e reale che prendono molto sul serio. “La nostra pratica spirituale non è un’estetica o una tendenza: è il cuore della nostra comunità. Ogni cerimonia, ogni semina, ogni raccolto e ogni preparazione della nostra medicina è guidata dai cicli lunari naturali e da un profondo rispetto per Madre Terra”.

Per tutti questi motivi, vedersi riflessi nel film di Anderson è diventata “un’esperienza profondamente importante”. Suor Karina sottolinea che Anderson li ha messi in primo piano “con grande amore e grazia”, ​​soprattutto nella scena in cui il Colonnello Lockjaw, interpretato da Sean Penn, arriva sui Monti Chupa Cabra in cerca di Willa, la figlia di DiCaprio, e mentre interroga un lavoratore, l’uomo gli dice che dietro quelle montagne c’è un “gruppo di suore che coltivano erba”. Non preoccupatevi, non è uno spoiler, solo un piccolo indizio.

“Non avremmo potuto essere in mani migliori. Questo cenno nel film sembra quasi una ricompensa simbolica per aver resistito dieci anni in un ambiente in continua evoluzione che ha spesso cercato di annientarci. Per noi è un onore che la nostra esistenza abbia ispirato un universo cinematografico che stimola il dialogo. Vederlo riflesso in qualche modo in un’opera di questo calibro è stato un momento molto significativo.”

Per quanto riguarda il loro rapporto con la PTA (responsabile di una filmografia superba che include Boogie Nights, Magnolia, Licorice Pizza, tra gli altri), le Sisters of the Valley sono profondamente grate e sperano che il loro legame continui a prosperare. “Per noi, questo gesto significa molto più di un’apparizione sullo schermo: è un riconoscimento simbolico di una storia di resistenza, autonomia e fede in ciò che facciamo”, afferma Suor Karina.

Inoltre, questa è la prima apparizione delle attiviste in un film di calibro hollywoodiano. Hanno partecipato a diversi documentari, tra cui “Breaking Habits”, diretto dal regista britannico Rob Ryan, che racconta la genesi del loro movimento attraverso la storia di Suor Kate, la sua fondatrice, e il percorso che l’ha portata a crearlo.

Ora sperano di capitalizzare tutto lo slancio generato da “One Battle After Another”, poiché la loro visibilità “è” il loro attivismo. “Non siamo le tipiche suore. Boom! Non ci preoccupiamo dell’attenzione dei media, perché è uno strumento che utilizziamo specificamente per difendere e amplificare la voce della pianta, ricordando a tutti il ​​sacro legame che condividiamo come esseri viventi”.

E, tra luci, pubblicità e attenzione mediatica, sperano che il pubblico esca dal cinema divertito e, nel frattempo, che questa intera esperienza diventi un’opportunità per far conoscere a più persone le loro attività e, in particolare, la ragione della loro esistenza.

“Vogliamo che le persone capiscano che questa lotta non riguarda solo la pianta, ma un cambiamento di coscienza. Vogliamo che sappiano che la nostra voce è collettiva, ancestrale e profondamente umana”, conclude Suor Karina.