L’Europa al bivio sulla nuova Strategia Droghe

23 Dicembre 2025

Redazione

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IDPC e 83 organizzazioni, tra cui Forum Droghe, chiedono di correggere la nuova Strategia UE sulle droghe: prima salute, riduzione del danno e diritti umani.

Il 4 dicembre la Commissione europea ha pubblicato la proposta di nuova Strategia UE sulle droghe e un Piano d’azione dedicato esclusivamente al contrasto del traffico e della criminalità organizzata. A questa mossa ha risposto l’International Drug Policy Consortium (IDPC) con una lettera al gruppo orizzontale sulle droghe del Consiglio dell’Unione (HDG), firmata da 83 organizzazioni della società civile e delle comunità, tra cui in Italia Forum Droghe, la Società della Ragione, LILA, Associazione Luca Coscioni, CNCA, Meglio Legale, l’Isola di Arran, Pot Rafio. Il messaggio è netto: prima di approvare questi testi gli Stati membri devono riportare al centro salute, riduzione del danno e diritti umani, evitando che l’Europa scivoli verso un’agenda quasi soltanto securitaria.

Il primo nodo riguarda il posto della riduzione del danno nella Strategia. Nel testo 2021-2025 un pilastro dedicato alla harm reduction era stato salutato come un passo avanti storico; oggi la Commissione sposta la voce “ridurre il danno individuale correlato alle droghe” fuori dal capitolo “Salute”, dove siedono prevenzione, trattamento, recupero e reinserimento, collocandola in una sezione generica sui “danni” che mescola temi molto diversi, dal reclutamento di minori nel narcotraffico agli impatti ambientali delle coltivazioni illegali.

Non è una scelta neutra. La riduzione del danno è un elemento del diritto alla salute, riconosciuto da anni dalle istituzioni europee e praticato in tutto il continente attraverso servizi che salvano vite, riducono le infezioni e costruiscono legami sociali con le persone che usano droghe. Spostarla fuori dall’area sanitaria significa confondere piani diversi di “danno” e rendere più fragile la sua posizione quando si tratta di programmare politiche e stanziare risorse, proprio mentre la stessa Strategia stima per il 2023 circa 7.500 decessi legati al consumo di droghe nell’Unione.

IDPC e le organizzazioni firmatarie chiedono quindi di correggere la rotta e riportare la riduzione del danno dentro il pilastro “Salute”, riaffermandone la natura di risposta sanitaria, sociale e basata sui diritti, e non di aggiunta residuale in un elenco di “danni” indistinti.

Il secondo fronte riguarda il Piano d’azione. La Commissione propone per la prima volta un documento operativo interamente centrato su traffico e sicurezza, rompendo la tradizione europea che ha sempre affiancato alla Strategia un Piano complessivo, capace di coprire l’intero spettro delle politiche sulle droghe. Un Piano così parziale, avverte la lettera, produrrà uno sbilanciamento strutturale: risorse, priorità e indicatori si concentreranno quasi solo sulla riduzione dell’offerta, mentre salute, coesione sociale, inclusione e giustizia resteranno sullo sfondo. Senza obiettivi specifici, azioni e indicatori per tutti gli ambiti della Strategia, sarà inoltre molto difficile valutarne l’efficacia reale.

Per questo si chiede agli Stati membri di respingere il Piano d’azione presentato dalla Commissione e di lavorare a un nuovo documento che copra l’insieme delle politiche sulle droghe, con impegni concreti per i governi, indicatori agganciati ai diritti umani, alla salute e alla sicurezza delle persone e un calendario chiaro per la revisione sia della Strategia sia del Piano.

Il terzo asse della critica riguarda il ruolo dei diritti umani. La bozza di Strategia richiama valori generali e alcuni documenti politici, ma omette riferimenti centrali che comparivano nel testo precedente e che dovrebbero costituire il quadro di riferimento dell’azione europea: le Linee guida internazionali su diritti umani e politiche sulle droghe, la Common Position del sistema ONU sulle droghe, la Dichiarazione universale dei diritti umani. Ancora più significativo è il silenzio della sezione dedicata alla sicurezza sugli impatti che molte strategie di contrasto hanno sui diritti fondamentali, dentro e fuori dall’Europa, nonostante le evidenze raccolte anche nel rapporto 2023 dell’Alto Commissariato ONU per i diritti umani.

Invece di interrogarsi sui limiti delle tradizionali politiche di guerra alla droga, la Strategia finisce così per proporre “più dello stesso”: più strumenti repressivi, più cooperazione di polizia, più controllo, senza aprire spazi di discussione su approcci innovativi. Eppure la stessa Agenzia europea sulle droghe segnala aumenti sia nei consumi che nel traffico, mentre la violenza legata ai mercati illegali e il prezzo pagato dalle persone più marginalizzate restano altissimi in termini di salute, stigma e incarcerazione.

Per IDPC, Forum Droghe e le altre realtà firmatarie questo passaggio non può essere accettato come inevitabile. Le correzioni proposte – riportare la riduzione del danno nell’area della salute, dotarsi di un Piano d’azione equilibrato, ancorare ogni scelta alla cornice dei diritti umani e alle raccomandazioni dell’ONU – indicano un’altra strada possibile, fondata sull’evidenza e sull’ascolto delle comunità direttamente coinvolte.

Per decenni l’Unione europea è stata nel dibattito globale un punto di riferimento per un approccio integrato, bilanciato e orientato ai diritti. La lettera inviata all’HDG ricorda ai governi che questa storia non è un capitolo chiuso, ma un impegno ancora vivo. La nuova Strategia e il nuovo Piano d’azione saranno il banco di prova per capire se l’Europa vorrà continuare su quella strada, mettendo davvero al centro salute, riduzione del danno e diritti umani, o se sceglierà di inseguire ancora una volta l’illusione di risolvere la “questione droghe” solo con repressione e sicurezza.