Fratelli d’Italia in tilt sulla cannabis light: dopo averla vietata firma una proposta per rilegalizzarla. Ma poi la ritira

6 Dicembre 2025

Paolo Dimalio

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/05/cannabis-light-fratelli-italia-emendamento-ritiro-notizie/8218187/

Fratelli d’Italia è andata in tilt sulla cannabis light, priva di effetti stupefacenti. Dopo averla messa fuorilegge con il decreto sicurezza, equiparandola alle droghe, un emendamento alla legge di Bilancio del meloniano Matteo Gelmetti ne voleva affidare la gestione all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, con una supertassa al 40%. Come le sigarette. Un drastico cambio di rotta: dal divieto alla regolamentazione delle vendite, sotto l’egida dello Stato, poiché l’Agenzia è un ente pubblico controllato dal ministero dell’Economia. Dopo che giovedì la notizia è uscita sul fattoquotidiano.it, il partito di Giorgia Meloni prima ha rivendicato la proposta, poi ne ha annunciato il ritiro. Due sbandate in meno di 24 ore.

L’emendamento

Per capire le ragioni della doppia retromarcia abbiamo chiesto lumi all’autore dell’emendamento. “La volontà è di ritirarlo, ma non ho ancora iniziato l’iter parlamentare perché ora sono a Verona”, dice Gelmetti: “Nel partito c’è una discussione in corso, ma non è ancora il momento di fughe in avanti”. Il senatore FdI tuttavia non intende mollare la presa: “Di sicuro la discussione andrà avanti e le frizioni sono naturali per arrivare alla sintesi. Bisogna aspettare il tempo della maturazione, come per il frutto, anche se per la canapa parliamo di fiore”. Alla cannabis light, secondo Gelmetti, Meloni non si sarebbe neppure interessata, secondo Gelmetti: “La premier affronta questioni importantissimi per i destini della nazione, questo dossier non è neppure giunto sulla sua scrivania”. Sul tavolo di Alfredo Mantovano, invece, il “fascicolo light” è presente già da tempo. Il 18 luglio, ad un evento romano contro le mafie, il braccio destro di Meloni a capo del dipartimento antidroga di palazzo Chigi tuonava: “Nulla contro la canapa, ma con la cannabis cosiddetta light sì”. Il motivo? “Non si può vendere droga nei supermercati o nei negozi come se si vendessero caramelle”. Abbiamo chiesto a Gelmetti con quali esponenti del suo partito ha condiviso il suo emendamento, ma il senatore non ha voluto fare nomi.

La doppia sbandata di FdI: prima rivendica, poi annuncia il ritiro

Intanto, lo sgomento si è diffuso tra gli addetti ai lavori, sull’onda della proposta targata FdI: ma come, la cannabis light non era droga secondo il governo? Meglio tardi che mai, auspicavano le aziende, con il legittimo sospetto che l’emendamento sarebbe evaporato presto. Invece nel pomeriggio l’ufficio stampa dei senatori di Fratelli d’Italia ha diramato un comunicato rivendicando la proposta, con l’obiettivo di “contrastare la diffusione e la vendita di prodotti a base di cannabis light”. Nessuna accenno al decreto sicurezza e al divieto delle infiorescenze della canapa, bandite come sostanze stupefacenti: “La proposta emendativa non nasconde alcuna volontà occulta di legalizzazione di questi prodotti, come sostenuto da alcuni, ma l’esatto contrario. Sono in corso interlocuzioni con i ministeri competenti per stabilire quale sia la strada migliore per contrastare questo business”. L’emendamento classificava la cannabis light come prodotto da fumo. Al pari delle sigaretta, il mercato del fiore verde sarebbe stato affidato alla regolamentazione dell’Agenzia della dogane e dei monopoli. Ma l’euforia, nella filiera, è durata un soffio. Poco dopo fonti parlamentari lasciavano filtrare alle agenzie: “l’emendamento sarà ritirato”. In attesa che Gelmetti avvii la pratica di ritorno da Verona, le opposizioni si sono scatenate contro “l’indecente balletto” sulla cannabis. Neppure sotto effetto di stupefacenti, scherza qualche buontempone, si toccano tali vette di confusione. “Dopo tutta la guerra ideologica contro il settore, questo governo non meritava di creare una legge per regolare la canapa ”, il commento amaro di Federcanapa. Ora alla filiera non resta che sperare nelle sentenze della magistratura: “Aspettiamo il giudizio della Corte di Giustizia europea e della Corte Costituzionale, che erano da subito gli unici metri per riportare in chiaro il settore”, aggiunge la Federazione.

Cannabis light, giravolta Fratelli d’Italia: da “droga” a monopolio di Stato. Ecco l’emendamento del senatore Gelmetti

5 Dicembre 2025

Paolo Dimalio

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/04/cannabis-light-monopolio-stato-fdi-notizie/8216118/

Da droga a monopolio di Stato: Fratelli d’Italia ingrana la retromarcia sulla cannabis light. Dopo il bando imposto dal decreto sicurezza, con aziende della canapa colpite da sequestri e imprenditori a rischio galera, il partito di Giorgia Meloni vorrebbe affidare le infiorescenze all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, come le sigarette. Lo propone un emendamento alla Manovra firmato dal meloniano Matteo Gelmetti.

A darne conto è stato Mario Catania sulla testata specializzata dolcevitaonline.it. Chissà cosa ne pensa il sottosegretario di palazzo Chigi Alfredo Mantovano, braccio destro della premier, primo sponsor del divieto per la cannabis light. Solo il 25 luglio aveva dichiarato: ”I produttori di canapa (…) non possono vendere droga nei supermercati o nei negozi come se si vendessero caramelle”. Invece la “droga” sarà venduta eccome, come monopolio di Stato negli odiati (dalle destre) cannabis shop, qualora andasse in porto la proposta del Fratello d’Italia Gelmetti.

Gli indizi sono positivi: l’emendamento alla legge di Bilancio ha già superato il primo vaglio di palazzo Chigi. Una sterzata talmente vistosa da rasentare la “schizofrenia” politica. Per anni la destra ha urlato un’equazione sballata, Salvini in testa: cannabis light uguale droga. E ora l’inversione a “U”.

L’emendamento di Fratelli d’Italia, i dubbi: “cannabis light regalata alle multinazionali straniere”

La proposta del senatore meloniano affida la distribuzione del fiore della canapa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli. La light – classificata come prodotto da fumo – potrà essere venduta, con una supertassa del 40 per cento sui marchi di produzione, solo da tabaccai e negozi specializzati. Ovvero i cannabis shop: per essere autorizzati devono solo garantire la prevalenza dei prodotti con quel livello di tassazione. L’emendamento inoltre vieta la pubblicità e la vendita a distanza.

Le associazioni della canapa sono ben liete dell’iniziativa: dopo anni spesi dalla destra a criminalizzare il settore, si volta pagina. Tuttavia auspicano correzioni all’emendamento. Così com’è, la proposta Gelmetti rischia di regalare la cannabis light alle multinazionali estere mettendo in ginocchio le piccole e medie imprese italiane. Doppio smacco per Fratelli d’Italia: il business della “droga” (copyright di Alfredo Mantovano) ceduto allo straniero. “E’ successo la stessa cosa con il tabacco e le sigarette”, dice al fattoquotidiano.it Raffaele Desiante, della sigla Imprenditori canapa Italia. “La tassazione al 40 per cento è sostenibile solo dai colossi, gli unici a poter lavorare in perdita, è accaduto lo stesso con le sigarette”, ammonisce l’addetto ai lavori. Che predilige l’altro modello, quello dei liquidi per le sigarette elettroniche: in tal caso l’accisa è in valore assoluto, non una quota percentuale sull’unità di prodotto. Risultato? “Sono fiorite tante piccole aziende italiane nel mercato e-cig, non c’è Big Tobacco a divorare i pesci piccoli”.

Regolamentare o vietare? Il bivio del governo con la Corte Costituzionale all’orizzonte

Desiante accoglie positivamente l’emendamento, ma non sono chiare le chance di sopravvivenza. Nei prossimi giorni il governo esprimerà i pareri sulle modifiche alla Manovra e allora si scoprirà il destino della cannabis light. Gelmetti ha già ingranato la retromarcia su un altro emendamento alla legge di Bilancio , per proporre un giro di vite sul diritto di sciopero: proposta ritirata. Il bis sulla canapa è plausibile, ma non è detta l’ultima parola. Le aziende sperano nel ravvedimento del governo, mentre il bando il fiore al fiore rischia di essere spazzato via dalla Corte costituzionale e dalla Corte di Giustizia europea. Alla Consulta si è rivolta un giudice di Brindisi, per un sequestro di cannabis light a danno di un’azienda. Alla Corte di Lussembergo si è appellato il Consiglio di Stato .

Una doppia minaccia pende sul decreto sicurezza, bandiera del governo Meloni: abbastanza da indurre palazzo Chigi sulla via della regolamentazione della canapa, abbandonando il divieto e l’equivalenza con le sostanze stupefacenti. Un principio sovente rifiutato anche dai magistrati, con sequestri di canapa annullati e indagini archiviate. Malgrado le critiche alla supertassa del 40 per cento, Raffaele Desiante promuove il principio alla base dell’emendamento: “Il percorso è ancora lungo, ma sarebbe una buona notizia se Fratelli d’Italia abbracciasse l’dea di regolamentare la cannabis light, invece di vietarla”. In attesa della diagnosi sul partito della premier: schizofrenia, senatore cane sciolto, o ravvedimento operoso sulla canapa?