3 Gennaio 2024
Articolo di Leonardo Fiorentini
In Germania le difficoltà del Cancelliere Scholz e delle forze politiche che compongono il governo del “semaforo” hanno avuto come conseguenza anche il rinvio del voto al Bundestag sul primo pilastro della riforma tedesca sulla cannabis. In Italia, dopo mesi di martellamento dell’offensiva ideologica e repressiva condotta dal sottosegretario Mantovano a suon di decreti (Antirave e Caivano su tutti), dalla minaccia di aprire carceri per tossicodipendenti e dai fondi dell’8 x1000 e non ultimo da una campagna di spot televisivi, la società civile ha finalmente rilanciato.
L’ipotesi del referendum per l’abrogazione della pena carceraria per la detenzione di cannabis attraverso il referendum è nella fase della individuazione di un testo che superi le obiezioni della Corte costituzionale contestualmente a due proposte di legge proposte nel seminario del settembre scorso a Firenze organizzato dalla Società della Ragione, per precisare i poteri della Corte stessa nei binari della Costituzione. Nel frattempo è stata condotta da +Europa la campagna dei Venerdì per la democrazia, per la realizzazione della piattaforma pubblica per la raccolta digitale delle firme.
Prendendo spunto proprio dalla proposta tedesca, Meglio Legale, insieme ad oltre un nutrito gruppo di associazioni fra cui Forum Droghe, Associazione Luca Coscioni e Antigone, ha lanciato la proposta di legge di iniziativa popolare Io Coltivo che in poche settimane ha già raccolto oltre 30.000 delle 50.000 necessarie per essere presentata in Parlamento.
La proposta di legge vuole consentire la coltivazione domestica fino a 4 piante di cannabis per uso personale. Allo stesso tempo prevede la creazione delle Associazioni di Coltivatori (Cannabis Social Club) con lo scopo di coltivare e distribuire il raccolto ai suoi membri (massimo 200). Inoltre è prevista la completa decriminalizzazione dell’uso personale. Sarà quindi consentito il trasporto fino a 30 grammi di cannabis, che è anche il massimo mensile distribuibile ad un socio del club, e la detenzione presso il proprio domicilio del raccolto della coltivazione casalinga. Le sanzioni amministrative oggi previste, come il ritiro della patente e del passaporto, verranno abolite per cannabis e derivati. Resterà punibile la guida in stato di alterazione.
L’aspetto più interessante della proposta, introdotto per la prima volta nella proposta di legge elaborata dalle associazioni che da anni elaborano il Libro Bianco sulle droghe, è il ruolo centrale proprio dei Cannabis Social Club. Essi diverrebbero infatti il solo canale distributivo: escludendo il profitto, si delinea un modello che anche nella distribuzione predilige il controllo sociale e permette il passaggio delle competenze fra utilizzatori più e meno esperti. Un controllo che non è più solo legale ma che, come riportato negli studi di Forum Droghe sull’autoregolazione nel consumo di cannabis, trova nei club un setting sociale capace di sostenere e sviluppare le capacità della persona di controllare il proprio rapporto con la cannabis. La cultura legata alla pianta fa di questi luoghi anche un “presidio” di informazione contro l’uso di cannabinoidi sintetici, caratterizzati da livelli di rischio e danno potenziale molto più alti, facilmente accessibili attraverso il deep web e il cui uso – grazie al proibizionismo sulla pianta – è in ascesa fra i più giovani anche in Italia.
La campagna di raccolta firme Io Coltivo proseguirà fino a primavera, con una serie di eventi in numerose città italiane. Per il momento si può sottoscrivere on line con lo SPID, con firma elettronica e con il sistema TrustPro (in questo caso pagando 3 euro per il servizio). In assenza di piattaforma pubblica i costi (circa 1,20 euro a firma) sono sostenuti dagli organizzatori che hanno avviato una raccolta fondi giunta a sfiorare i 27.000 euro.