12 Novembre 2025
La sfida dell’accesso efficace: la realtà per i pazienti
La legge spagnola stabilisce che solo i medici specialisti possono prescrivere preparati standardizzati di cannabis, dispensati esclusivamente nelle farmacie ospedaliere sotto supervisione clinica personalizzata. Tuttavia, molti pazienti, come Maite, presidente dell’Associazione La Ova CSC e attivista del settore, si trovano ad affrontare nuove barriere: “Il testo di legge non contempla la coltivazione personale né il modello cooperativo, pilastri storici dell’attivismo spagnolo per la cannabis”, ha dichiarato in un’intervista pubblicata da El Español. L’accesso è limitato e le patologie coperte dalla legge rimangono poche, lasciando migliaia di utenti con altre patologie fuori dalla portata dei pazienti.
Circoli sociali e settore CBD: tensione normativa e persecuzione della polizia
I cannabis social club, pilastro del modello spagnolo, sono esclusi dalle nuove normative, lasciandoli in un limbo legale aggravato dalle repressioni senza precedenti della polizia degli ultimi mesi. Sequestri e chiusure colpiscono sia i club che i negozi specializzati in CBD, con retate che causano perdite finanziarie e la criminalizzazione di individui che, fino ad ora, operavano con un certo grado di tolleranza legale. Sebbene la legge miri a promuovere i diritti, nella pratica, la vita quotidiana di molti consumatori e professionisti è diventata sempre più incerta e ostile.
La sottocommissione parlamentare che ha redatto il Decreto Reale ha ascoltato pazienti, medici, esperti e associazioni, che hanno chiesto un modello più ampio e socialmente più equo. Il testo finale, pur rappresentando un progresso giuridico, conferma che un approccio globale alla cannabis terapeutica e ricreativa rimane irrisolto e che sia la pressione sociale che le prove scientifiche saranno fondamentali per le riforme future.
Il dibattito è tutt’altro che concluso: resta da vedere se la legge sarà solo un punto di partenza.
Cannabis terapeutica approvata in Spagna: guida alla nuova legge
Elizabeth Erhardt
https://softsecrets.com/es-ES/articulo/aprobado-el-cannabis-medicinal-en-espana-guia-de-la-nueva-ley
Oggi è un giorno storico per migliaia di pazienti in Spagna. Dopo anni di dibattiti e attese, il governo ha finalmente approvato il Decreto Reale che regolamenta l’uso della cannabis medicinale in Spagna. Il provvedimento, pubblicato dal Ministero della Salute il 7 ottobre 2025, apre le porte all’uso terapeutico dei preparati a base di cannabis all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, seppur a condizioni molto rigorose. Si tratta di un primo passo cruciale, che solleva però tanti interrogativi quante certezze. In questa guida completa di Soft Secrets, non solo spieghiamo gli aspetti chiave della nuova normativa – chi potrà accedervi, per quali patologie e come – ma analizziamo anche i dettagli, i limiti del modello scelto e il suo reale significato per la comunità della cannabis.
Cosa cambia esattamente con il nuovo decreto reale? Punti chiave per capirlo
Le nuove normative non legalizzano la cannabis, ma creano un quadro normativo molto specifico per il suo uso terapeutico controllato. L’obiettivo, secondo il Ministero della Salute, è offrire un’alternativa sicura e scientificamente comprovata ai pazienti che non rispondono ai trattamenti convenzionali. Per evitare confusione, ecco i punti chiave che definiscono il nuovo sistema:
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Distribuito esclusivamente negli ospedali: Dimenticate le farmacie di strada. I preparati a base di cannabis saranno distribuiti solo tramite i servizi di farmacia ospedaliera.
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Prescrizione da parte di specialisti: Non è sufficiente la prescrizione del medico di base. La prescrizione deve essere rilasciata da medici specialisti nell’ambito di patologie riconosciute.
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Formule composte controllate: Non verranno distribuiti fiori di cannabis o oli commerciali. Verranno utilizzati preparati standardizzati e formule composte, realizzati sotto rigorosi controlli farmaceutici per garantirne qualità e dosaggio.
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Registro centrale dei pazienti: Verrà creato un registro per valutare i risultati del trattamento e monitorare i pazienti che utilizzano queste terapie.
Guida pratica: Chi può accedere alla cannabis terapeutica e come
Questo è il punto cruciale che i pazienti e le loro famiglie devono comprendere. L’accesso è molto limitato e segue un percorso strettamente sanitario e ospedaliero.
Le patologie per cui è consentito l’uso della cannabis terapeutica
Inizialmente, il governo ha limitato l’uso della cannabis terapeutica a un gruppo specifico di patologie per le quali esistono solide prove scientifiche. Questi sono:
• Dolore cronico refrattario, incluso il dolore oncologico che non risponde ad altri trattamenti.
• Spasticità nei pazienti con sclerosi multipla.
• Alcune forme di epilessia refrattaria, come la sindrome di Dravet o la sindrome di Lennox-Gastaut.
• Nausea e vomito indotti dalla chemioterapia.
È importante notare che il Regio Decreto lascia la porta aperta all’inclusione di nuove indicazioni terapeutiche in futuro, a condizione che siano supportate da prove scientifiche.
Il percorso del paziente: prescrizione e dispensazione passo dopo passo
La procedura per ottenere un trattamento a base di cannabis è la seguente:
1. Invio a uno specialista: il paziente deve essere curato da un medico specialista in un ambiente ospedaliero per una delle condizioni sopra menzionate.
2. Decisione dello specialista: questo medico determinerà se il trattamento con preparati a base di cannabis è appropriato per il paziente, generalmente quando altre terapie hanno fallito.
3. Dispensazione ospedaliera: con la prescrizione dello specialista, il paziente o il suo tutore possono ritirare il farmaco preparato presso la farmacia ospedaliera, dove riceveranno istruzioni precise su dosaggio e utilizzo.
Il dibattito sul tavolo: cosa non risolve la nuova legge
Sebbene l’approvazione rappresenti una pietra miliare, la comunità della cannabis e le associazioni dei pazienti sottolineano diverse importanti limitazioni che escludono molti attuali utilizzatori terapeutici.
E che dire dell’auto-coltivazione terapeutica?
Questa è una delle grandi domande, e la risposta è chiara: la nuova legge non menziona, non regolamenta né influenza in alcun modo la coltivazione domestica. Il Regio Decreto si concentra esclusivamente sulla distribuzione farmaceutica e ospedaliera. Pertanto, lo status giuridico della coltivazione domestica per uso personale, terapeutico o meno, rimane nella stessa zona grigia giuridica di prima, a seconda dell’interpretazione giurisprudenziale.
Limiti e critiche: un modello eccessivamente restrittivo
Il modello spagnolo è stato descritto come “eccessivamente cauto” da alcuni esperti e gruppi. Le principali critiche si concentrano su:
• Accesso limitato: escludere l’assistenza primaria e le farmacie comunitarie potrebbe creare una barriera all’accesso per i pazienti nelle aree rurali o con difficoltà motorie.
• Breve elenco di patologie: patologie come fibromialgia, endometriosi, ansia e insonnia, per le quali migliaia di persone usano la cannabis a scopo terapeutico, non sono state incluse in questa prima fase.
• Esclusione dei fiori: non consentire la distribuzione di fiori di cannabis o di preparati standardizzati oltre alle prescrizioni composte limita le opzioni per gli operatori sanitari e i pazienti.
Domande frequenti (FAQ) sulla cannabis terapeutica in Spagna
• Il mio medico di base può prescriverla? No. Le prescrizioni sono riservate esclusivamente ai medici specialisti in ambito ospedaliero.
• Posso acquistarla in una farmacia tradizionale? No. La distribuzione avverrà solo presso le farmacie ospedaliere.
• La cannabis copre ansia o depressione? No. In questa fase iniziale, condizioni di salute mentale come ansia o depressione non sono incluse.
• Questa legge riguarda l’uso ricreativo o i Cannabis Social Club? No. Questa legge riguarda esclusivamente l’uso medicinale e non ha implicazioni per la regolamentazione dell’uso ricreativo o delle attività dei Cannabis Social Club.
Un passo storico con una lunga strada davanti a sé
L’approvazione della cannabis terapeutica in Spagna è senza dubbio una vittoria per i diritti dei pazienti e un riconoscimento scientifico atteso da tempo. Stabilisce un percorso legale e sicuro, seppur fortemente limitato, per consentire ad alcuni dei pazienti più vulnerabili di accedere a una terapia potenzialmente in grado di cambiare la vita.
Tuttavia, il modello scelto chiarisce che questo è solo il primo capitolo. La vera sfida sarà ampliare l’accesso, includendo più patologie sulla base di evidenze ed esperienze cliniche, e affrontare infine il problema della coltivazione domestica e delle migliaia di consumatori che rimarranno esclusi da questo sistema. Un passo storico, certo, ma il viaggio è appena iniziato.

