13 Novembre 2025
https://elplanteo.com/libano-legalizacion-cannabis-crisis-economica/
Il Libano sta attraversando una delle peggiori crisi economiche della sua storia moderna. Dal 2019, il crollo finanziario ha spazzato via i risparmi di milioni di persone, erodendo la fiducia nelle istituzioni. La lira libanese ha perso oltre il 98% del suo valore rispetto al dollaro, mentre l’inflazione ha superato il 200% nel 2024 in diversi momenti, secondo la Banca Mondiale. A questa situazione si sono aggiunti gli attacchi israeliani di quest’anno e dello scorso anno, che hanno distrutto infrastrutture chiave e costretto migliaia di famiglie a sfollare. Oggi, oltre l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
E, come in molti altri luoghi del mondo, il Libano ha avuto una vasta industria clandestina di produzione di cannabis e hashish, soprattutto in regioni come la valle della Bekaa, dove per anni è stata considerata una fonte di reddito alternativa.
Nell’aprile 2020, il Parlamento libanese ha approvato una legge che legalizza la coltivazione di cannabis per scopi medicinali e industriali, ma la sua attuazione è stata bloccata a causa di disaccordi politici e della mancanza di un organismo di regolamentazione.

Ora, il governo ha deciso di combinare due problemi di lunga data – la crisi economica e la coltivazione illecita – in un’unica potenziale soluzione: la legalizzazione e la regolamentazione della cannabis. L’idea è quella di superare decenni di persecuzione e trasformare un’attività informale in un motore economico formale, generando occupazione e sviluppo locale.
Il piano governativo prevede la supervisione dell’intero ciclo produttivo: analisi del suolo e dell’acqua, rilascio delle licenze agli agricoltori, produzione, confezionamento e coordinamento interministeriale tra i Ministeri della Salute, dell’Industria, dell’Economia e dell’Agricoltura.
Se il piano procede come previsto, la produzione e le esportazioni regolamentate potrebbero generare circa 1 miliardo di dollari all’anno per lo Stato: una somma significativa per un Paese alla disperata ricerca di nuove fonti di reddito.
Dani Fadel, a capo dell’Autorità Nazionale per la Regolamentazione della Coltivazione di Cannabis, ha dichiarato all’Agenzia Anadolu che il settore ha un enorme potenziale economico.
Ha inoltre sottolineato che la collaborazione con altri Paesi sarà fondamentale per garantire standard qualitativi e facilitare l’accesso ai mercati internazionali: “Le alleanze con Paesi esperti nella produzione di cannabis saranno essenziali per integrare tecnologie avanzate nella coltivazione e nella produzione farmaceutica”, ha spiegato.
Gli agricoltori coltivavano già cannabis
Nelle aree rurali del paese, soprattutto nelle valli e nelle montagne dell’ovest e del nord, la coltivazione di cannabis non è una novità.
Per decenni, gli agricoltori della valle della Bekaa e della regione di Baalbek-Hermel hanno fatto affidamento su questa pianta per la sopravvivenza. Grazie al suo clima e alla tradizione di coltivazione – terreni fertili, clima secco e bassi costi di produzione – il Libano possiede condizioni naturali che lo rendono ideale per questo tipo di coltura.
Molti agricoltori si sono rivolti alla cannabis quando altri prodotti tradizionali, come mele o ortaggi, hanno smesso di essere redditizi. Senza il sostegno statale o programmi di sviluppo, la coltivazione di cannabis è diventata l’unica fonte di reddito stabile in diverse comunità. “Non si tratta più solo di frutta e verdura”, ha dichiarato un funzionario governativo a LBCI. “Ci stiamo preparando a regolamentare formalmente la cannabis come prodotto agricolo legale”.
Con la legalizzazione, lo Stato cerca di fornire un quadro normativo formale per una pratica che per anni ha operato clandestinamente. A tal fine, è stata istituita un’autorità di regolamentazione per concedere licenze, supervisionare la qualità delle colture, controllare le vendite alle aziende farmaceutiche nazionali e internazionali e coordinare le esportazioni. Secondo i media locali, il governo prevede di nominare questa entità entro la fine dell’anno.
Niente di nuovo: la legalizzazione riduce il traffico di droga
Il Ministro degli Interni Ahmad al-Hajjar ha recentemente affermato che il Paese ha compiuto un “passo importante” nella lotta al traffico e alla produzione di droga. Ha dichiarato che il governo sta lavorando in coordinamento con l’Arabia Saudita per intercettare le spedizioni di cocaina e pillole di Captagon destinate al Golfo, e ha avviato operazioni in aree sensibili come Baalbek e il campo profughi di Shatila.
Questa linea d’azione fa parte di una strategia più ampia: regolamentare ciò che può essere regolamentato e combattere ciò che rimane illecito. Il governo sostiene che formalizzare la produzione di cannabis medicinale contribuirà a ridurre le reti illegali, mentre le forze di sicurezza concentreranno i loro sforzi sul contrabbando e sulle droghe sintetiche.
Evidenze internazionali supportano questa logica: dove la cannabis è legalizzata, i mercati illegali tendono a contrarsi, i prezzi si stabilizzano e lo Stato riacquista il controllo fiscale e sanitario. Nel caso libanese, la regolamentazione mira a incanalare l’energia di un’economia clandestina in un circuito formale, tracciabile e supervisionato che offre reali benefici allo sviluppo locale.
Ma, al di là dell’entusiasmo iniziale, resta da comprendere i notevoli ostacoli che l’attuazione del nuovo quadro giuridico dovrà affrontare. Sarà necessario aggiornare la legalizzazione di tutti gli agricoltori attraverso il rilascio di licenze, garantire il sostegno statale alle regioni produttrici investendo in tempo e tecnologia, educare la popolazione sull’importanza della cannabis terapeutica e sollecitare una transizione sostenibile da un mercato informale a uno regolamentato.
L’esperienza internazionale dimostra che ciò è possibile. Paesi come Canada, Germania e Uruguay hanno già dimostrato che una regolamentazione intelligente della cannabis può generare occupazione, gettito fiscale e sviluppo regionale, riducendo al contempo il traffico di droga e rafforzando i controlli sanitari.
Il Libano parte da una situazione molto più fragile – economicamente, politicamente e socialmente – ma ha qualcosa che manca ad altri: tradizione, conoscenza agricola e un senso di urgenza che potrebbe accelerare il cambiamento.

